ROSSO COME BLU - I SANTINI DEL PRETE - SABATO 5 OTTOBRE 2024


Video della performance de I Santini Del Prete realizzata il 5 ottobre 2024 nella sala di Studio Elisi:



Sabato 5 ottobre 2024, con orario 10 – 20 no stop, nei locali dello Studio Elisi, Via verdi 34A, Livorno, è presentato Rosso come Blu degli artisti I Santini Del Prete

Alle ore 11 e alle ore 18 è prevista una Performance de I Santini Del Prete


I Santini Del Prete. Rosso come Blu
Testo di Anna Rita Chiocca

Questa è la storia di due ferrovieri che si sono fatti opera d’arte. Ha per protagonisti Franco Santini (1951) e Raimondo Del Prete (1957), inizia il 10 maggio 1992 a Ponte Nossa (BG). Attivi individualmente nell’arte sin dagli anni Ottanta, attuano da subito una pratica di libertà non-commerciale e non-artistica, entrambi ferrovieri, fino a quel giorno esercitano singolarmente in pratiche a bassa tecnologia come copy art, fax, mail art: Franco Santini più orientato verso la fotografia e Mail art, Raimondo Del Prete Mail art e un Progetto Arte Domestica condotto sotto il nome della moglie e in seguito quello dell’alter ego femminile Carmela Castiello. Quel giorno, decidono di partecipare a Perfomedia annuale Festival di Azioni Performative, nello studio galleria Artestudio di Emilio e Franca Morandi, non più singolarmente ma in coppia e indossare la loro divisa da lavoratori FFSS, facendo di se stessi non degli artisti bensì un’opera d’arte. Nello spazio di Artestudio di fronte a colleghi mailartisti, performer e pubblico si esibiscono in una canzone in forma stornellata totalmente sconclusionata ma determinante, un manifesto / aforisma / dichiarazione: Non siamo artisti, siamo ferrovieri.


Da questo preciso momento il corpo dei ferrovieri non-artisti si impone come opera e nascono I Santini Del Prete. E’ una storia che attraversa tutto XX secolo e scavalla nel XXI: Marcel Duchamp (1887-1968) nel 1921 crea Rrose Sélavy, la performer fotografa surrealista Claude Cahun (1894-1954) tra il 1919 e la sua morte prematura farà del proprio corpo terreno di disputa di identità sessuale, Atsuko Tanaka (1932-2005) membro di Gutai e straordinaria matriarca di tutte le performer è l’ideatrice nel 1956 dell’opera-azione di un corpo elettrificato di ispirazione futurista e dada, nella seconda metà del secolo Joseph Beuys (1921-1986) attiva le sue azioni a cui si deve il concetto di scultura sociale, Yoko Ono (1933) sotto il sostegno di Fluxus crea nel 1964 Cut Piece imponendo la sua nudità per mezzo dell’azione del pubblico, dal 1969 gli inglesi Gilbert&George, (1943) (1942) a cui spesso vengono associati, fanno di se stessi una Living Sculptures.


La storia del corpo e dell’azione è piena di storie, tra queste c’è quella de I Santini Del Prete che smettono di essere artisti per divenire opera e come avevano già sperimentato singolarmente introducono nelle azioni performative il quotidiano, il gioco, la vita reale facendo di se stessi un ready-made, un’opera vivente, così che le installazioni, le immagini a base fotografica, i gadget non sono che una testimonianza poiché <<l’oggetto d’arte siamo noi>>. A questo punto, la saldatura arte-vita si compie definitivamente: il giunto è fatto della presenza fisica degli artisti e della firma comune, aforisma autoironico, I Santini Del Prete che va a indicare la mancanza di una distinzione di ruoli e sancisce l'universalità dell’agire. Così avviene che nelle azioni e in seguito nelle composizioni a base fotografica, interpretano se stessi nel ruolo che li caratterizza nella vita, in atteggiamenti scanzonati ed allegri. Sin da subito i prodotti materiali sono cimeli in formato memorabilia, l'obiettivo principale è produrre un'arte di impatto comunicativo volta al superamento delle tradizionali barriere arte e vita, ponendosi al centro della scena attraverso il loro vissuto, in un'ottica che vede l'artista e l'opera d'arte coincidenti.


L’esperimento Carmela Castiello di Del Prete ne preannunciava già la necessità, la formazione del duo la rende concreta. A questo proposito Bruno Sullo ricorda un’azione (…) in un lavoro comportamentale eseguito a Forlì nel settembre 1996, I Santini Del Prete dopo essersi svestiti delle divise ed averle fatte indossare ad altri, si aggiravano in costume succinto tra il pubblico, chiedendosi con una certa vena d’angoscia: <<Chi siamo noi?>>: come uomini che, con la divisa avessero smarrito anche la propria identità (…)

La saldatura arte-vita è in realtà un’aspirazione che ha la sua origine nel Romanticismo tramite il recupero di una espressività immediata e spontanea, rappresenta il tentativo di trasformare la poesia in azione corporea, che nella seconda metà dell’Ottocento si incarna nella figura del dandy teso a rappresentare il desiderio dell'artista di includere ogni aspetto del quotidiano nel campo della significazione, soprattutto l'eleganza quale sintomo di distinzione, ed ecco che il corpo diviene fondamentale, l’abbigliamento è centrale, ma è l’arte contemporanea a occupare pervasivamente ogni parte del quotidiano, investendo della propria creatività ogni superficie, arrivando ad adoperare anche la sembianza dell’artista come corpo d'arte. L’identità passa per il corpo. L’abbigliamento è ciò attraverso cui il corpo umano diventa portatore di segni sociali, politici. Quella de I Santini Del Prete è una divisa da ferroviere, una divisa da lavoro. E’ piuttosto datata e non più in uso, caratterizzata dai colori d’ordinanza rosso e blu. Rosso come Blu è il titolo di questo progetto. In trentadue anni di azioni comportamentali I Santini Del Prete hanno toccato ogni crepa della vita, sogni, giochi con leggerezza, certamente con ironia - che gli è propria anche nella quotidianità - non mi ha stupito, quindi, che le loro azioni abbiano raggiunto in forma più esplicita tematiche sociali di immediata attualità.


Rosso come Blu si compone di una azione performativa e di una serie di combinazioni a base fotografica in forma di pale d’altare, l’iconografia è quella della discesa dalla croce o deposizione. In forma di tableau vivant realizzano attraverso una tecnica di giustapposizione, raddoppiamento, incastro della loro immagine una serie di discese dalla croce prese da Rosso Fiorentino (1495-1540). Sempre presenti in scena modificano di volta in volta il soggetto del martirio: eccoli interpretare tutti i personaggi della Deposizione di Volterra (1521), calare, da una croce realizzata con due binari, con patos e lentezza un vagone ferroviario, un operaio caduto da un’impalcatura, la terra ridotta a un cencio malconcio; eccoli, in uniforme d’ordinanza fuori ordinanza, scalzi, leggeri come le nuvole occupare lo Studio Elisi in ogni centimetro di vuoto e sulle pareti, in corpo e immagine portare con agilità ed effimera serietà temi drammatici della nostra realtà. Rosso come Blu si addentra nello Studio Elisi come un luogo all’interno di un altro luogo, uno spazio all’interno di un altro spazio. Siamo invitati ad entrare in un territorio inconsueto seguendo un binario, ciò che troviamo all’interno è uno spazio mondano, lo studio d’arte, che simula uno spazio sacro. Siamo in una galleria che si finge tempio, posti di fronte ad una tragedia proposta con paradossale levità, con seria ironia, trasportati di fronte al nostro ruolo nella società traballante, sempre in bilico, fatta di deviazioni, a vivere in un ecosistema compromesso, guardare impotenti vite interrotte.

Per un approfondimento critico/biografico consiglio la lettura di: I Santini Del Prete 25 anni di non-Arte, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera 2017; il testo di Bruno Sullo I Santini Del Prete: arte e non-arte per un gioco di vita in Oltre la pittura, presenza e continuità dell’arte di ricerca livornese catalogo, Livorno, Bottini dell’Olio.

Sito ufficiale: I Santini Del Prete

Blog Anna Rita Chiocca: La Gioconda errante